Assunto di base

La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.
(Albert Einstein)

venerdì 13 giugno 2008

Saint Denis

di Salvatore Insana



Nel percorso di scoperta mi guida quest'oggi un genere a metà tra rap confessionale e poesia in argot, lo slam di Grand Corps Malade, figura trascinante del Cafè Culture e dell'universo mescolato e malinconico della banlieue a nord della città, una fiera di colori diversi, spinte di natura multipla e spesso irrazionali, di malfamate tradizioni di minima criminalità che ogni tanto culminano nel furto d'un i-pod o d'un cellulare. Qui puoi prender una birra a buon prezzo. È una brasiliana dai denti logori e dall'accento bizzarro a servirla. Prima di passare dalla cassa può capitare che te ne servano un'altra in omaggio. Se avanzi di qualche passo è l'ufficioso portone segreto dei piccoli pusher di zona a fagocitarti in un piacere diverso. Tra piccoli borghesi e timidi turisti, il luogo pullula di clandestini e di francesi di recente acquisizione: Maghrebini, rifugiati dei Balcani, Pakistani ed Indiani, membri colorati dell'Africa nera. Portoghesi, rom e frutti delle colonie come le Antille. e veramente pochi volti della Francia più stilizzata.


Saint Denis si è tuttavia risollevata dal maledetto grigiore delle periferie, dalla piattezza del ridurre i propri giorni ad un tour servile intorno al centro commerciale di zona. Una decina d'anni fa lo Stade de France è sorto a pochi passi dal canale della Senna che conduce fino a Port de Paris. E frutto del destino fu proprio la Francia meticcia ed orgogliosa di Zidane a trionfare in quella edizione della Coppa del mondo. La linea 13 della metropolitana ha permesso un accesso più facile al XIX arrondissement, il quartiere più a Nord di Parigi. L'università di Vincennes ha poi trovato dimora stabile in questi luoghi. Ora continua il suo percorso di ricerca d'un insegnamento più libero e meno accademico, lasciando spazio come è stato fin dai suoi natali, in anno di grazia 1969, alle menti più lucide dei meandri universitari.

La Basilica è ancora al centro del flusso vitale. Ospita le spoglie di quel Saint Denis che numerose leggende dipingono come figura eroica e surreale. Secondo la più accreditata di queste, quella che si può leggere nella Vie de Saints, di Jacques de Voragine, un testo del XIII secolo, Denis, vescovo inviato da Roma, nel III secolo, ad evangelizzare i barbari di Gallia, riesce tanto bene nel suo compito di conversione fino a diventare scomodo per gli officianti d' altre fedi religiose. Le truppe dell'imperatore Domiziano sono chiamate ad intervenire, arrestando Denis e due suoi compagni. Una volta che i tre si dicono refrattari a sottomettersi all'autorità imperiale, vengono torturati e condannati a morte. L'esecuzione si sarebbe dovuta compiere sulla collina di Montmarte, ma i legionari torturatori compiono il gesto estremo a metà del percorso che dal centro di Parigi porta verso la periferia. Denis è decapitato.

E qui prende il via il lato surreale della vicenda: Denis si rialza, raccoglie la sua testa e continua il suo cammino guidato da un angelo. Fa una pausa per lavare il capo insanguinato e poi continua per sei kilometri, fino all'attuale quartiere di Saint Denis, dove cade a terra esausto ai piedi di una certa Catulla, fervente cristiana. Sulla tomba che questa provvede ad allestire, spuntano immediatamente delle spighe di grano. La fertilità di Saint Denis ha allora origini antiche, che mischiano il fervore religioso al surrealismo più bislacco, contornando il vero con il finzionale, la storia con la leggenda, il popolo di Parigi con quello che ad esso va mescolandosi.

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