Assunto di base

La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.
(Albert Einstein)

mercoledì 28 maggio 2008

Una questione di opinioni

di Salvatore Tigani
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Tutti hanno un’opinione. I giornalisti, i conduttori televisivi, i baristi, le puttane. Persino i bonobi hanno la propria opinione sul fatto che per stemperare la tensione sociale debbono offrire il culo al maschio alfa. I partiti, i giornali, le tv, le ministre, le organizzazioni internazionali: hanno tutti un’opinione. C’è l’hanno anche le webzine, un’opinione, pure quelle che le scrivono in trenta, le leggono in venti (come la Terza Faccia). Ed ogni opinione ha dei costi e dei profitti. Il Foglio di Ferrara ha un’opinione sull’aborto, e vende qualche centinaio di copie in più. Pecoraro Scanio ha un’opinione sull’ambiente, ma ancora non s’è capito qual è. Gomorra ha molte opinioni, ma le impone, e quindi ottenendo risultati matematici forse smettono di essere opinioni e diventano qualcos’altro.

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Sull’immigrazione l’opinione è una, nessuna, centomila. Sui termovalorizzatori (ovvero gli inceneritori sottoposti ad un lifting verbale) le opinioni sono appena due: sì/no. Ma nessuno studio è stato avviato a sostegno del sì o del no. Nessuno studio istituzionale né privato, intendiamo, ché quei due-tre medici che parlano di nanopatologie, tranne Grillo, non se li caga nessuno. Sulle centrali elettriche, stessa storia: servono, non servono? Ma in quanti sappiamo quanto lavoro c’è dietro alla realizzazione di una centrale nucleare: dalla ricerca (ferma in Italia da vent’anni) fino alla scelta del luogo (concordata negli altri Stati dal governo con i cittadini) dove costruire la cattedrale dell’energia pulita (ma le scorie non puzzeranno di merda ma in compenso rimangono pericolose per miliardi di anni). E in quanti sanno che cinque anni sono pochi persino per tirare su un vecchio modello di centrale (di terza generazione dicono), che inquina di più, produce di meno ed è un po’ come decidere di portare l’Italia sulla Luna, costruendo una navicella della missione Apollo perché costano di meno e sono più facili da progettare. Non abbiamo ancora capito come smaltire la monnezza napoletana e già ci viene un’ulcera pensando alle tonnellate di scorie prodotte in un solo anno di attività nucleare che, non ditelo a nessuno, con quattro centrali non supererebbe la soglia del 10% del fabbisogno energetico nazionale. Ah: e costerebbe una cifra.
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E tutti hanno un’opinione sulla politica, una ciascuno. Ma qui, se prima ci veniva incontro la frammentazione con i suoi cento e rotti partiti, adesso al massimo possiamo sperare nelle correnti, come all’epoca della DC ma con molto meno carisma: dalemiani e veltroniani, oddio, non vi fanno rimpiangere degasperiani e andreottiani? E con un Berlusconi decisionista, populista, militarista ed ex-umorista a Palazzo Chigi l’unico pensiero che ci fa addormentare ancora la sera, seppure a fatica, è quello per cui almeno si è ritornato a parlare di identità: “Che cos’è la destra? Cos’è la sinistra?”, canticchiando Gaber.
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Spendiamo miliardi e ancora ne spenderemo, sempre di più, per centrali vecchie e inceneritori cancerogeni, e se questa è un’opinione, lo Stato ha il dovere (e il diritto) di convincerci che è un’ opinione errata, con degli studi accurati, delle commissioni internazionali, dei confronti scientifici. Opporsi per principio è sbagliato, imporcelo dall’alto pure.
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Appello, dunque: meno documentari sulla vacanza carceraria della Franzoni e più informazione scientifica. Termovalorizzatori: perché sì? Centrali nucleari: di che tipo? Mafie… Mafie, forse, è chiedere troppo.
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Quello di cui vorremmo leggere

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Oltre che dell’energia nucleare e dei termovalorizzatori, del fatto che i reati commessi dai rom sono diminuiti rispetto all’anno scorso, eppure quest’anno abbiamo più paura, del concetto di paura percepita e di pericolo reale, del sistema giudiziario e della prescrizione, della certezza della pena e del problema del sovraffollamento delle carceri.
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Vorremmo leggere delle soluzioni, dell’impegno a trovare delle soluzioni, degli studi sull’inquinamento e l’effetto serra e lo scioglimento dei ghiacciai e l’inversione dei poli magnetici e del vento solare. Vorremmo leggere della fame del mondo, del fatto che con i dollari spesi per un mese di guerra in Iraq vi si potrebbe porre rimedio, della gente che muore, della gente che nasce e poi subito muore, della gente che nasce malata con l’HIV in corpo… E vorremmo leggere dell’ipotesi che HIV e AIDS non siano connessi, ché non sene legge mai, che non si sa mai. Leggere del fatto che adottare un bambino a distanza sì, perdere il sonno per le migliaia di morti in Birmania no. Della base egoistica dell’altruismo: ché chi va in missione torna e dice: “quei bambini hanno dato tanto a noi, più che noi a loro”, come se l’uomo avesse bisogno di miserabili da aiutare per sentirsi meglio, per soddisfare un bisogno, per placare un senso di colpa come un peccato originale e per ricevere e forse dare e solo un mezzo.
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Vorremmo leggere dell’energia alternativa, di chi dice sì al termovalorizzatore, ma dice no alle centrali eoliche perché sono antiestetiche. Di quella cittadina del nord che, autosufficiente, produce e vende energia pulita e prodotti naturali e non inquina ma, anzi, asseconda la natura per trarne dei benefici, e di quel suo sindaco, di quei suoi cittadini, che tanto hanno investito e tanto hanno ricavato, in salute e in danaro.
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Vorremmo leggere delle altre religioni, scientificamente, senza pregiudizi o giudizi di merito, ché non c’è stata solo Oriana Fallaci, l’Italiana che viveva in America ed insultava l’“inferiorità della cultura orientale”, con “rabbia ed orgoglio”.
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Vorremmo leggere che la biodiversità è sempre meno varia, che ci sono percentuali davvero eccessive di specie viventi lì per estinguersi e che qualcuno pensa che l’uomo non potrà sopravviverci. Che il Ponte sullo Stretto contribuirà a questa deriva, con la sua ombra spropositata e quei pesci che l’ameranno e vi troveranno dimora a scapito di molti altri. Del fatto che la Sicilia si allontana di qualche centimetro l’anno dalla Calabria e i ponti non sono elastici. E che il vento sullo Stretto è talmente forte che per 4-5 mesi l’anno dovremo prendere comunque il traghetto. Che la proprietà di progetti e gestione del ponte non è italiana, che se lo fosse stata avremmo potuto esportare la tecnologia altrove e guadagnarci qualcosa. Che dovranno essere riesumate migliaia di tombe, spostati un bel po’ di cimiteri e centri abitati. E che molti, davvero molti non lo vogliono questo ponte qua.
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Vorremmo leggere di storie buone, soluzioni alternative, impegno sociale disinteressato, di sguardi al futuro. Vorremmo leggere che la Terra è dei nostri figli, anche se è governata dai nostri nonni. Vorremmo leggere che c’è qualcuno che pensa a un futuro che inizia domani ma non finisce più.
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Quello di cui NON vorremmo leggere

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Di Berlusconi che dice che lo Stato c’è, ma per ora si vede e basta. Di Veltroni che fa il partito unico per spaccare un governo e poi l’unione che fa la forza la mette in atto con la maggioranza. Di gente che viene censurata perché dice quello che pochi sanno corrispondere a verità, che altri hanno scritto e nessuno ha mai smentito, che se la pubblichi e vendi un sacco di copie bene, se la sussurri in tv che cazzo fai.
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Non vorremmo leggere di forze dell’ordine che si scontrano contro forze del disordine per un comune senso dell’incertezza. Di discariche che risolverebbero i problemi di oggi ma non quelli di domani. Di bombe molotov e colla e vernice, di ragazzini corrieri della camorra, di un diluvio di fuoco non più biblico ma semplicemente militare: del pugno di ferro, della violenza, dell’esercito in strada. Non vorremmo leggere le interviste ai killer, ai pedofili, agli assassini pervertiti con la barba fatta solo a metà, di professori oggi pedofili, domani no, dopodomani di nuovo sì. Di bullismo, di estremismo, antisionismo.
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Non vorremmo leggere della Franzoni e dei suoi vicini di casa. Non vorremmo leggere di incidenti stradali e confessioni e morti ammazzati in fabbrica che ce ne sono sempre stati ma solo ora vanno in tv e fin quando non se li scocciano e se li dimenticano di nuovo. Di ricerche medico-scientifiche costate miliardi, e i risultati? Di raccolte fondi a favore di questo o di quello, ed ancora nessuna cura contro il cancro o la sclerosi multipla. Non vorremmo leggere che la ricerca la fanno solo due o tre centri ricchissimi e che lo Stato ti sovvenziona solo se ti chiami Veronesi e i contributi mai per merito.
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Non vorremmo leggere di veline e matrimoni e divorzi e padre e figlia che si sposano e foto di pedofili sbattuti in prima pagina e foto di assassini, stupratori, spacciatori, presunti o condannati, che non ce ne frega un cazzo, ma un po’ di gogna non la si nega a nessuno.
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Non vorremmo leggere del Ponte sullo Stretto ma, se proprio dobbiamo, almeno spiegateci perché, come, quando, dove e chi.

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