Assunto di base

La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.
(Albert Einstein)

mercoledì 16 luglio 2008

Non ci sono più le mezze stagioni

di Licia Ambu

Da tempo immemore, allo scattare del gap generazionale, sulle bocche dei più campeggiano frasi come: “Non ci sono più i giovani di una volta!” oppure “Con tutte queste nuove tecnologie non si capisce più niente, sono arabo per me!” o ancora “I giovani sono senza valori”. Affermazioni enunciate con cadenza quotidiana, spesso incalzate da un’eco storica notevole. Per quanto riguarda la mia esperienza personale, ciò si traduce all’incirca in un allarme quotidiano, ad opera, il più delle volte, della sociologia possiamo dire popolare. Eppure questa fobia del nuovo nella pratica non si traduce in una fuga di cervelli, al contrario, ad un’occhiata più approfondita, ci si accorge che il cyber spazio pullula d’indirizzi freschi e, indubbiamente, posta un’accurata considerazione dei contenuti, non tutti abitati da sbarbatelli fritti a puntino dall’ultima Play Station.

Oddio, mi si taccerà di bestemmia per quanto affermato. Sembra quasi che in questa sede si voglia far passare la rete per uno strumento democratico! Sarebbe come dire che in rete, sotto l’egida di “maneggiare con cura”, chiunque ed ovunque, può accedere e creare qualcosa di personale, senza possedere neuroni targati Nasa. Impossibile. Eppur si muove! A questo punto non ci resta che provare! Inseriamo in un qualunque motore di ricerca i termini Creare un blog. Ora dovremmo ritrovarci davanti una sequela di indirizzi che ci promettono, in cambio di un semplice account e dieci minuti di pazienza, un nostro blog , il tutto senza uno straccio di competenza informatica. Ebbene lo spirito creativo che ci abita non ha più inibizioni. Creato il nostro account, siamo cittadini della rete. Siamo in regola. La prossima fase è battezzare la nostra creatura. Non resta che arredare la nostra stanza virtuale secondo lo stile che più assomiglia al colore delle idee e dei significati che vogliamo far veicolare al nostro blog e il gioco è fatto. Semplice no? Ora siamo blogger. Abbiamo colonizzato il nemico e ci apprestiamo ad essere gli amministratori del nostro personale spazio on line. Siamo internauti comprovati. Abbiamo a nostra disposizione uno spazio da gestire come preferiamo. Se ad esempio decidessimo di pubblicare il nostro prossimo pensiero non dovremmo fare altro che cliccare sulla voce Nuovo post e scrivere: Sto pubblicando il mio primo post. Superato lo scoglio del primo gli altri verranno da soli, si spera con qualche contenuto più rilevante.
In effetti, si potrebbe controbattere che proprio la facilità di accesso comporti il rischio che ad essere veicolati siano contenuti talvolta poco apprezzabili, ma questo fa parte del gioco, d’altra parte anche la Bibbia è questione di autorevolezza delle fonti. Quando, però, si tratta di un utilizzo costruttivo e, oserei dire, anche terapeutico ne nascono opere d’arte tra il serio ed il faceto. Come avvenne per le radio libere e di movimento anche i blog diventano manifesti del pensiero politico, portatori di istanze umanitarie, diari di bordo o album fotografici a colpi di ultimi post. Ma citiamo qualche dato: per quanto riguarda il nostro paese, l’epidemia è approdata in Italia negli ultimi anni con cifre interessanti. Si è passati dai 300 blog del 2002 [1] ai 5000 del 2003, per poi crescere vertiginosamente in seguito, fino ad oggi. Tutto sommato non male per un paese di vecchi! (Come cantano sempre più frequenti statistiche). Mio malgrado è proprio questo il punto.
Insomma, esiste in tutto questo un aspetto a dire il vero poco democratico in un tale contesto. A puro discapito dei neuroni new generation ed in particolare di quelli che subiscono le sciorinate esistenziali sui giovani senza valori, il blogger è senza identità.
Magari dietro Pulsatilla si cela proprio la signorina matura che palpeggia tutta la cassetta di mele al mercato alla ricerca di quelle migliori, mentre si lamenta di quel cervello fritto del nipote. Ma questo chi può dirlo? Probabilmente, a meno di coglierla sul fatto, noi non lo sapremo mai. Ma questa è un’altra storia.
In fede
una blogger.

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